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Analisi del RISCHIO SISMICO nella Pianificazione Territoriale INQUADRAMENTO
NORMATIVO La
Regione Lombardia, con la D.G.R. 7 novembre 2003 n. 7/14964 ha recepito
la classificazione sismica dei singoli comuni proposta dalla OPCM
citata. Con DGR n. 2129 del'11 luglio 2014 Regione Lombardia ha
provveduto a riclassificare il proprio territorio dal punto di vista
sismico. La nuova zonazione sismica (D.g.r. 11 luglio 2014 n° 2129)
e
la L.R. 33/2015 sono entrambe efficaci dal 10 aprile 2016. In data 30
marzo 2016 con la D.G.R. n. X/5001, Giunta Regionale ha approvato le
linee di indirizzo e coordinamento per l’esercizio delle funzioni
trasferite ai comuni in materia sismica, ai sensi degli artt. 3, comma
1, e 13, comma 1, della L.R. 33/2015. RISPOSTA SISMICA LOCALE – GENERALITÀ In occasione di eventi sismici, le particolari condizioni geologiche e geomorfologiche di una zona (condizioni locali) possono influenzare la pericolosità sismica di base, producendo effetti diversi da considerare nella valutazione generale della pericolosità sismica dell’area. Tali effetti vengono distinti in funzione del comportamento dinamico dei materiali coinvolti; pertanto gli studi finalizzati al riconoscimento delle aree potenzialmente pericolose dal punto di vista sismico sono basati, in primo luogo, sull’identificazione della categoria di terreno presente in una determinata area. In funzione, quindi, delle caratteristiche del terreno presente, si distinguono due grandi gruppi di effetti locali: quelli di sito o di amplificazione sismica locale e quelli dovuti ad instabilità.Effetti di sito o di amplificazione sismica locale: interessano tutti i terreni che mostrano un comportamento stabile nei confronti delle sollecitazioni sismiche attese; tali effetti sono rappresentati dall’insieme delle modifiche in ampiezza, durata e contenuto in frequenza che un moto sismico (terremoto di riferimento), relativo ad una formazione rocciosa di base (bedrock), può subire, durante l’attraversamento degli strati di terreno sovrastanti il bedrock, a causa dell’interazione delle onde sismiche con le particolari condizioni locali. Tali effetti si distinguono in due gruppi che possono essere contemporaneamente presenti nello stesso sito: -gli effetti di amplificazione topografica: si verificano quando le condizioni locali sono rappresentate da morfologie superficiali più o meno articolate e da irregolarità topografiche in generale; tali condizioni favoriscono la focalizzazione delle onde sismiche in prossimità della cresta del rilievo a seguito di fenomeni di riflessione sulla superficie libera e di interazione fra il campo d’onda incidente e quello diffratto; se l’irregolarità topografica è rappresentata da substrato roccioso (bedrock) si verifica un puro effetto di amplificazione topografica, mentre nel caso di rilievi sostituiti da materiali non rocciosi l’effetto amplificatorio è la risultante dell’interazione (difficilmente separabile) tra l’effetto topografico e quello litologico di seguito descritto; -effetti di amplificazione litologica: si verificano quando le condizioni locali sono rappresentate da morfologie sepolte (bacini sedimentari, chiusure laterali, corpi lenticolari, eteropie ed interdigitazioni, gradini di faglia ecc.) e da particolari profili stratigrafici costituiti da litologie con determinate proprietà meccaniche; tali condizioni possono generare esaltazione locale delle azioni sismiche trasmesse dal terreno, fenomeni di risonanza fra onda sismica incidente e modi di vibrare del terreno e fenomeni di doppia risonanza fra periodo fondamentale del moto sismico incidente e modi di vibrare del terreno e della sovrastruttura. Effetti di instabilità: interessano tutti i terreni che mostrano un comportamento instabile o potenzialmente instabile nei confronti delle sollecitazioni sismiche attese e sono rappresentati in generale da fenomeni di instabilità consistenti in veri e propri collassi e talora movimenti di grandi masse di terreno incompatibili con la stabilità delle strutture; tali instabilità sono rappresentate da fenomeni diversi a seconda delle condizioni presenti nel sito:- Nel caso di versanti in equilibrio precario (in materiale sciolto o in roccia) si possono avere fenomeni di riattivazione o neoformazione di movimenti franosi (crolli, scivolamenti rotazionali e/o traslazionali e colamenti), per cui il sisma rappresenta un fattore d’innesco del movimento sia direttamente a causa dell’accelerazione esercitata sul suolo sia indirettamente a causa dell’aumento delle pressioni interstiziali. - Nel caso di aree interessate da particolari strutture geologiche sepolte e/o affioranti in superficie tipo contatti stratigrafici o tettonici quali faglie sismogenetiche si possono verificare movimenti relativi verticali ed orizzontali tra diversi settori areali che conducono a scorrimenti e cedimenti differenziali interessanti le sovrastrutture. - Nel caso di terreni particolarmente scadenti dal punto di vista delle proprietà fisico-meccaniche si possono verificare fenomeni di scivolamento e rottura connessi a deformazioni permanenti del suolo; per terreni granulari sopra falda sono possibili cedimenti a causa di fenomeni di densificazione ed addensamento del materiale, mentre per terreni granulari fini (sabbiosi) saturi di acqua sono possibili fluimenti e colamenti parziali o generalizzati a causa dei fenomeni di liquefazione. - Nel caso di siti interessati da carsismo sotterraneo o da particolari strutture vacuolari presenti nel sottosuolo si possono verificare fenomeni di subsidenza più o meno accentuati in relazione al crollo parziale o totale di cavità sotterranee. ANALISI DELLA SISMICITÀ DEL TERRITORIO La metodologia per la valutazione dell’amplificazione sismica locale è riportata nell’allegato 5 ai Criteri attuativi della L.R. 12/05 – Componente geologica, idrogeologica e sismica del P.G.T. “Analisi e valutazione degli effetti sismici di sito in Lombardia finalizzate alla definizione dell’aspetto sismico nei P.G.T.”, in adempimento a quanto previsto dal d.m. 14 settembre 2005 “Norme tecniche per le costruzioni”, dall’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, e della d.g.r. n. 14964 del 7 novembre 2003 e del d.d.u.o. n. 19904 del 21 novembre 2003.Tale metodologia prevede tre livelli successivi di approfondimento da applicarsi in funzione della zona sismica di appartenenza. (elenco tipologico di cui al d.d.u.o. n. 19904/03). Il 1° livello, obbligatorio per tutti i comuni, consiste in un approccio di tipo qualitativo e costituisce lo studio propedeutico ai successivi livelli di approfondimento; è un metodo empirico (si basa su osservazioni geologiche e sulla raccolta dei dati disponibili per una determinata area) che trova le basi nella continua e sistematica osservazione diretta degli effetti prodotti dai terremoti.Questo livello prevede la realizzazione della Carta della Pericolosità Sismica locale. Il 2° livello, obbligatorio nei comuni in Zona simica 2 e 3 se il 1° livello ha individuato zone a pericolosità sismica locate Z3 e Z4 interferenti con l'urbanizzato e nei comuni in Zona 4 con edifici strategici in zone a pericolosità sismica locate Z3 e Z4. Si procede alla caratterizzazione semi-quantitativa degli effetti di amplificazione attesi nelle aree perimetrate nella carta della pericolosità sismica locale. Il 3° livello, obbligatorio quando l'applicazione del 2° livello è insufficiente o per edifici dove si prevedono affollamenti significativi o industrie con attività pericolose. |
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